Come l’orgoglioso, il lussurioso ed il goloso, anche l’avaro è definito peccatore e vizioso non perché ama un qualche bene di questo mondo, ma perché il suo amore per questo bene è smisurato. «Io sono ciò che ho», ripete di sé l’avaro, e pone nell’avere la radice del suo essere. Di ogni realtà egli cerca il dominio esclusivo, economicamente quantificabile, e non un gioioso godimento.
per altre informazioni: www.avvenire.it
Casi di pinzatrice e avarizia:
Milton da "Office Space"
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